Meet the musician behind the sound
 “Meet the Musician Behind the Sound” è una nuova serie di interviste a giovani fisarmonicisti emergenti per conoscerli meglio. I collaboratori che conducono le interviste sono Adele Pirozzolo e Andrea Di Giacomo. Questa intervista è stata realizzata da Adele Pirozzolo.

Francesco Gesualdi: Note di passione nella fisarmonica contemporanea

Francesco Gesualdi's portrait - photo by Riccardo Musacchio & Flavio Ianniello
Francesco Gesualdi’s portrait – photo by Riccardo Musacchio & Flavio Ianniello

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Francesco Gesualdi, classe 1973, è una figura di spicco nel panorama musicale internazionale, noto per il suo straordinario talento come fisarmonicista e per il suo impegno instancabile nella didattica musicale. La sua carriera concertistica è costellata di successi: ha suonato in numerosi festival internazionali, collaborando con orchestre di fama mondiale e esibendosi in sale da concerto rinomate. Ogni sua esibizione è caratterizzata da una profonda intensità emotiva e da un’esecuzione tecnica impeccabile, che incanta e affascina il pubblico. Oltre alla carriera concertistica, Gesualdi è fortemente impegnato nella didattica. Attualmente, insegna presso il Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli, una delle più prestigiose accademie di musica in Italia.

In questa intervista, esploreremo il mondo musicale di Francesco Gesualdi, scoprendo le sue fonti di ispirazione, le sfide e le gioie della sua carriera, e le sue visioni per il futuro della fisarmonica. Attraverso le sue parole, avremo l’opportunità di comprendere più a fondo il percorso di un artista che ha dedicato la sua vita alla musica, contribuendo in maniera significativa alla valorizzazione e alla diffusione della fisarmonica nel panorama musicale internazionale.

Da piccolissimo. In occasione di una festa organizzata nel contesto familiare rimasi incantato dal suono di una fisarmonica che faceva parte di una orchestrina di musica di intrattenimento. Avevo solo quattro anni e iniziai a chiedere ai miei genitori di poter avere una fisarmonica tutta mia, così mio padre dopo due anni me ne acquistò una adatta alla mia giovane età. A sette anni iniziai a studiare seguendo le lezioni private di Romolo Giaffreda, un maestro di fisarmonica del piccolo comune della Calabria settentrionale dove sono nato, Castrovillari. Era un insegnante con un metodo didattico molto personale: per diversi mesi mi sottopose esclusivamente a rigorose lezioni di teoria e solfeggio! Resistetti a questo approccio con un vero e proprio atto di resilienza della mia volontà deciso in totale autonomia, mentre sopperivo alla mancanza di lezioni sullo strumento esplorando da solo e a lungo questa meravigliosa ed ingegnosa scatola sonora di legno, ricca di ingranaggi meccanici in grado di produrre suoni lunghi e vibranti così spiccatamente timbrati.

Duo with Roberto Fabbriciani (flauto) – photo by
Carlo Maradei

Dopo poco meno di un anno di rigorosa teoria, iniziai finalmente a tocar la fisarmonica durante le lezioni in presenza del mio Maestro, che smisero così d’essere solo lezioni di teoria e solfeggio e, in poco tempo, grazie ai suoi insegnamenti, mi dotai di una promettente tecnica sullo strumento che mi permise di padroneggiare un mio primo repertorio fisarmonicistico. La preliminare esperienza da autodidatta, però, conferì da subito al mio studio importanti capacità di autogestione nella mia ricerca personale sullo strumento, una solida indipendenza che mi servì anche più avanti, durante gli studi in conservatorio e più in generale durante l’arco di tempo della mia crescita culturale e musicale, delle mie competenze e dei miei saperi, contrassegnato da moltissime letture (non solo di contenuto musicale) e dallo studio e dall’analisi di montagne di spartiti dai quali emerse nel tempo la sostanza del mio repertorio concertistico, che ho avuto la soddisfazione di poter suonare nei contesti musicali di maggior prestigio nel corso della mia trentennale carriera concertistica. Tornando al mio primo insegnante, continuai a seguire le sue lezioni private fino all’età di quindici anni, in quel momento storico in Italia non esisteva un titolo di studio per fisarmonicisti, non c’erano cattedre di fisarmonica in conservatorio e studiare privatamente era un fenomeno molto spiccato ovunque, soprattutto nelle città di provincia.

Ho un aneddoto che ricordo con tenerezza e forse anche con un pizzico di autoironia: Romolo Giaffreda mi portava giovanissimo in giro per Castrovillari e per i suoi paesi limitrofi, ospite delle famiglie dei suoi tanti studenti. Lo faceva per mettermi “in mostra”, per vantarsi delle qualità del suo allievo migliore (così diceva) e per portare una testimonianza del suo rigoroso “metodo” di insegnamento (primum theoria et solfeggio!), che lui riteneva molto giusto… Sono ricordi di emozioni che ancora sento addosso, dovute anche alla responsabilità di cui mi sentivo caricato ancora tanto giovane. Erano quelle, però, occasioni meravigliose di socialità, belle occasioni per gustare cibi buoni e genuini preparati dalle nonne delle famiglie del sud d’Italia, in epoca proto-tecnologica! Uno slow food a km 0, spontaneo, inconsapevole a quell’età e in quella fase storica definibile ante litteram!

Festival Pontino - photo by Cesare Galanti
Festival Pontino – photo by Cesare Galanti

Quella che mi comprò mio padre a sette anni era una piccola fisarmonica cosiddetta “a 48 bassi”, di colore rosso, con la tastiera destra modello “tipo a pianoforte” e con la tastiera sinistra modello a “bassi standard”, costruita alla fine degli anni ’70 dagli artigiani della ditta Paolo Soprani di Castelfidardo, la celebre fabbrica marchigiana di fisarmoniche che ha dato inizio alla grande storia di un artigianato dello strumento portato a livelli altissimi, sia in termini di qualità che in termini di quantità produttiva e reso celebre nel mondo. Dopo questo primo strumento, ho avuto varie altre fisarmoniche che crescevano in dimensione e caratteristiche tecniche man mano che crescevo anch’io, sia tecnicamente che fisicamente. Ma solo più avanti ho potuto avere un modello di fisarmonica che presentava importanti innovazioni tecniche. Come dicevo, ho vissuto la mia prima giovinezza a Castrovillari, in un momento storico e in un contesto geografico periferico per cui mi sentivo pressoché isolato, un luogo dove l’attualità dei fenomeni e delle esperienze che maturavano nel mio ambito specifico di interesse arrivavano in ritardo o non arrivavano affatto, in un periodo storico ben diverso da quello degli anni successivi, quando ancora non esistevano percorsi di studio di fisarmonica nei conservatori di musica e prima della rivoluzione tecnologica che ha permesso alle generazioni successive alla mia di servirsi della diffusione capillare di informazioni sul web. Dunque durante la prima parte del mio percorso formativo, come molti altri fisarmonicisti della mia generazione, ho sviluppato la mia tecnica facendo pratica su strumenti a “bassi standard” (Bassi Stradella per intenderci) e raggiungendo capacità esecutive molto avanzate. Quando ebbi l’opportunità di passare ad uno strumento con “bassi sciolti” (note singole anche sulla tastiera sinistra), l’ho fatto continuando a suonare uno strumento con tastiera destra “tipo a pianoforte” e con tastiera sinistra con bassi sciolti “per quinte” che mi fornì la ditta Ottavianelli di Castelfidardo.

Una ricca vita musicale, però, è fatta al suo interno di tanti percorsi, così ad un certo punto passai ad un nuovo modello di strumento, completamente diverso da quello che avevo suonato fino ad allora, con entrambe le tastiere a bottoni e con la tastiera sinistra con convertitore per il passaggio dalla meccanica con bassi standard alla meccanica e con “note singole” distribuite per intervalli di seconde e terze minori. Uno strumento che mi fu costruito dalla ditta Bugari di Castelfidardo, fabbrica internazionale che ancora oggi si occupa con grande cura dei miei strumenti.

Festival Internazionale della Chigiana di Siena
Festival Internazionale della Chigiana di Siena

Questo cambiamento da un modello di strumento all’altro avvenne quando ero già un musicista maturo e consapevole. Decisi di seguire il vento propizio della mia libera volontà di ricercatore sottoponendomi a nuove fasi di studio rigoroso e di grande intensità, che misi in essere con coraggio. Una volontà di cambiamento che nacque dal mio naturale interesse per la musica di ricerca, per i linguaggi innovativi, per l’acquisizione di un repertorio della musica classica contemporanea per fisarmonica da concerto sempre più in crescita creato da grandi autori della “musica del presente”, in modo specifico per fisarmoniche a due manuali con bottoni e con bassi sciolti per terze minori.

Non che con il modello di fisarmonica precedente non avessi potuto suonare la musica classica contemporanea della cultura musicale occidentale europea, anzi ne ho suonata moltissima, maturando indimenticabili esperienze di pregio e collaborando a stretto contatto con molti importanti compositori del nostro tempo: svariate sono state le creazioni musicali a me dedicate, scritte appositamente per la mia fisarmonica sistema per quinte e tipo a pianoforte. Più avanti nel tempo, però, la fisarmonica con due tastiere quasi del tutto paritetiche a bottoni si rivelò come più rispondente alle mie necessità di ricercatore e alle istanze musicali del repertorio concertistico di musica contemporanea di mio interesse, dunque più adatta alle mie esigenze tecnico-artistiche di interprete di un repertorio originale per fisarmonica in fase di sviluppo – quello della musica contemporanea – che con quel tipo di strumento potevo affrontare potenzialmente in modo integrale e che potevo contribuire a far crescere sempre più con il mio lavoro in prossimità con molti compositori. Il modello di fisarmonica con due tastiere a bottoni a cui mi stavo approcciando offriva un equilibrio tecnico-fonico molto importante ed esibiva una perfetta pertinenza ad una ricchezza di idiomi delle varie scritture per fisarmonica già definite e che si andavano codificando ulteriormente.

Francesco Gesualdi portrait (while conducting) - photo by Claudio MInghi
Francesco Gesualdi portrait (while conducting) – photo by Claudio Minghi

Come dicevo la scelta del passaggio da un modello all’altro di fisarmoniche così differenti non fu banale e mi portò ad una fase di nuovo exercitium e di studio profondo durato mesi. Tenga presente, Adele, che sul nuovo modello di strumento ho trasferito tutto il mio repertorio della Musica Antica che già suonavo con grande disinvoltura e organicità sul modello di fisarmonica “tipo a pianoforte” e “per quinte”. Comunque sia, alla fine i risultati sono stati eccellenti. Oggi godo, tra l’altro, anche del vantaggio di poter insegnare in conservatorio ai miei allievi diteggiature consapevoli e tecniche fisarmonicistiche avanzate destinate ai due modelli di fisarmonica che ho potuto esperire direttamente nell’arco della mia vita musicale.

Arvo Pärt, maestro del post-moderno, diceva in un’intervista radiofonica del 1968: “Non sono sicuro che ci possa essere progresso in arte. Il progresso come tale è tipico della scienza. L’arte presenta una situazione più complessa: molti oggetti del passato appaiono essere più contemporanei dell’arte di oggi”. In questa frase Pärt esprime la sua convinzione che il passato viva nel presente, indipendentemente dalla sua data anagrafica, anticipando uno dei fondamenti di quello che poi è stato il post-moderno. Una prova che testimonia questa sua convinzione la troviamo in uno dei suoi celebri lavori compositivi, l’
Adagio Mozart, un trio per violino, violoncello e pianoforte. In questo Adagio, in una dimensione di profonda spiritualità, il compositore estone riscrive per trio una pagina mozartiana, trasferendola nel mondo della musica classica contemporanea, compiendo un grande salto visionario e con un approccio prudente, che definirei “magistrale”.

La fisarmonica da concerto è uno strumento che rappresenta un’interessante sintesi tra l’espressività degli strumenti ad arco, l’essenza del respiro e le timbriche dei fiati, la polifonia e la tecnica delle articolazioni delle dita degli strumenti a tastiera. Con il mio strumento ho scelto di suonare coerentemente sia il repertorio della musica contemporanea d’arte, sia il repertorio della musica antica della tradizione europea.

Suonare la grande musica antica con la fisarmonica – operazione pioneristica proposta con forza, con grande personalità musicale e da par suo, qui in Italia da Salvatore di Gesualdo, un maestro il cui lavoro rappresenta un punto di partenza per le generazioni successive – ha significato innanzitutto per lo strumento “appropriarsi” di un repertorio di musica colta emancipandosi dal contesto popolare che caratterizza le sue origini.

Photo with David Geringas (cello) at Festival Internazionale della Chigiana di Siena
Photo with David Geringas (cello) at Festival Internazionale della Chigiana di Siena

Il mio lavoro di assimilazione del repertorio della musica antica e la mia ricerca hanno tenuto conto della prassi esecutiva storicamente informata, da cui però mi sono in parte affrancato rinunciando ad un rigoroso filologismo per me inapplicabile in termini assoluti con la fisarmonica. È fondamentale uno studio d’impronta filologica della prassi antica per poi emanciparsi da essa e giungere ad un modo di eseguire quel repertorio che tenga conto anche del codice identitario della fisarmonica. La mia personale interpretazione della musica antica ha seguito pertanto la mia volontà di compiere un’esperienza di rilettura della Storia attraverso la fisarmonica, strumento della modernità ma in analogia con i vari strumenti a tastiera di quella specifica cultura musicale, adatto ad esperire una forma di post-moderno. Il repertorio antico deve essere reso afferente alle caratteristiche della fisarmonica attraverso un lavoro specifico sul suono, sulle diteggiature, sui fraseggi e sulle articolazioni del mantice. La fisarmonica non deve essere un mezzo per proporre il grande repertorio antico cercando di seguire pedissequamente i dettami filologici di altri tipi di tastiere, ma deve essere uno strumento che suona e ripercorre una certa tradizione colta e la interpreta secondo le caratteristiche di uno strumento della modernità.

Sì, ho inciso un CD con la Brilliant Record Label. Un mio progetto discografico selezionato dalla direzione artistica della nota casa discografica che ne ha deciso la produzione dopo l’ascolto di alcune tracce da me pre-registrate. Un CD che ha avuto anche un ottimo riscontro di vendite e una significativa distribuzione mondiale. Nello stesso CD ho inserito la mia incisione della Canzon francese del principe di Carlo Gesualdo e una composizione del grande compositore italiano Alessandro Solbiati – scritta per me e a me dedicata – dal titolo II Movimento Da Gesualdo per Gesualdi, chiaro riferimento ai tanti “miei Gesualdi” così intrecciati tra loro.

La musica di Frescobaldi e Gesualdo ben si adatta alla polifonia trasversale e stereofonica tipica della fisarmonica, solo per fare un esempio. Si tratta di musiche che presentano, inoltre, un sistema di figure e theorie interpretativeche serbano in sé una forte potenzialità espressiva del suono, in grado di ispirare un’interpretazione moderna della sostanza musicale di cui le pagine di questi grandissimi autori della storia sono intrise.

Certo. Salvatore di Gesualdo è stato un grande musicista, fisarmonicista, creativo e intellettuale italiano. A lui sono stato molto legato da una intima amicizia fortemente ricambiata e durata alcuni intensi anni (i nostri cognomi così analoghi – quasi una permutazione! – sembrano un’ironia della sorte). Salvatore di Gesualdo è stato colui che mi ha fatto approfondire la musica di Frescobaldi. Posso dire con orgoglio d’essere stato suo confidente e allievo sui generis, nel senso, tengo a precisarlo (so che a lui farebbe piacere leggerlo), che non ho mai ricevuto da lui una sola lezione di fisarmonica; non sono mai stato suo allievo nella forma più ortodossa, il nostro rapporto di maestro e allievo era indiretto: ho saputo imparare da lui e cogliere il senso di molti insegnamenti durante le nostre straordinarie ed interminabili conversazioni (spesso fino a notte fonda) ed in occasione delle nostre lunghe e indimenticabili passeggiate a Firenze, mentre respiravamo la storia e l’arte di una magnifica città, sotto i portici di piazza della Repubblica e in piazza Santa Croce o in via dei Neri verso Palazzo Vecchio e gli Uffizi. Non posso non ricordare inoltre le nostre gite, vere e proprie gite culturali calabresi (lui ospite a casa mia) e casentinesi (io ospite a casa sua), ricche di esperienze musicali e concertistiche. Voglio ricordare, con pregio, che Salvatore inaugurò il Teatro Sybaris della mia città restituito a nuovo splendore alla cittadinanza nel 1999 e lo fece con un concerto inaugurale del mio Festival castrovillarese che diressi giovanissimo per cinque anni nella mia città d’origine.

Francesco Gesualdi's portait (while conducting) - photo by Claudio Minghi
Francesco Gesualdi’s portait (while conducting) – photo by Claudio Minghi

Ricordo la nostra comune passione per l’arte figurativa, per il collezionismo, per la letteratura e la poesia di Friedrich Hölderlin e Paul Celan, il nostro comune interesse per musicisti come Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, la nostra passione per György Ligeti, Anton Webern e Luigi Nono, il nostro interesse per la musica di alcuni compositori di un certo milieu culturale toscano come Gaetano Giani Luporini, Luigi Dallapiccola, Mario Bartolozzi. Di Gesualdo ha saputo molto ispirare alcune mie scelte culturali, tanti sono stati gli spunti e le sfide di conoscenza che mi ha lanciato nella ricerca di un mio personale sapere e nella definizione di una mia autonoma e forte e coerente personalità musicale.

I miei progetti originali, nel senso di progetti inediti da me ideati, sono stati molti. Non mi sono occupato solo di interpretazione fisarmonicistica della musica antica ma moltissimo di musica contemporanea, quella che di fatto rappresenta il repertorio di musica d’arte della fisarmonica da concerto. Visto che mi chiede proprio del mio progetto sull’avanguardia storica del Futurismo posso parlarne volentieri.

Futurismo in periferia prende spunto da un’antologia poetica curata dallo storico Vittorio Cappelli dell’Università della Calabria e publicata dal noto editore calabrese Rubbettino. Si tratta di una raccolta di poesie futuriste di autori calabresi che hanno aderito al Futurismo. La raccolta comprendeva poesie giovanili di Giuseppe Carrieri, tavole parolibere di Luca Labozzetta e del ben più celebre Leonida Rèpaci e ancora poesie, tavole parolibere e sintesi teatrali di Rodolfo Alcaro, Piero Bellanova, Alfonso Dolce, Leonardo Russo, Giovanni Rotiroti, Luigi Gallina. Fui molto colpito dalla cifra di interesse storico-culturale di questa antologia di autori meno noti del Futurismo ed in particolare fui colpito dalla cifra di interesse letterario che caratterizzava le opere di alcuni di questi autori presenti nella pubblicazione – tutti autori di origini calabresi che hanno lavorato, vissuto, alcuni lasciato e mai ritornati, altri poi ritornati e di fatto mai abbandonato la Calabria – durante gli anni delle avanguardie storiche. Dunque presi l’iniziativa di chiedere ad alcuni compositori italiani con cui avevo già lavorato di musicare alcuni testi di questi autori. Lo chiesi ai compositori italiani Mauro Cardi, Mario Cesa, Alessandro Magini, Vittorio Montalti, Alessandro Solbiati, i quali aderirono entusiasti e scrissero alcune composizioni che andarono a costituire un intero programma da concerto per un organico che io scelsi e che sottoposi a ciascuno di essi: voce recitante, voce di baritono, oboe, fisarmonica. Il progetto fu realizzato in prima esecuzione assoluta presso PTU (Piccolo Teatro Unical di Cosenza), presso l’Accademia di Danimarca a Roma, a Vernio (Prato) al Museo della Macchine Tessili. Il gruppo di interpreti di queste musiche scritte per me furono, oltre al sottoscritto, la voce straordinaria del baritono Maurizio Leoni, il bravissimo oboista Fabio Bagnoli, la creativa e visionaria voce recitante di Anna Laura Longo.

Il GAMO è una delle più antiche e illustri istituzioni italiane dedicate alla musica contemporanea. È stato fondato nel 1980, a Firenze, da Giancarlo Cardini, Liliana Poli, Vincenzo Saldarelli, Albert Mayr e Massimo De Bernart con l’intento di fornire alla città uno strumento di informazione in più sulla contemporaneità musicale, collegandosi idealmente a quella Vita Musicale Contemporanea fondata a Firenze da Pietro Grossi che, insieme alle Settimane di Nuova Musica di Palermo, ai Concerti al Teatro di Bacco di Firenze e a Nuova Consonanza di Roma, fece conoscere in Italia, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, l’avanguardia europea e statunitense. Il gruppo storico GAMO, fin dal principio delle sue storiche esperienze artistiche, era costituito dai sopracitati soci fondatori e da musicisti del calibro di Roberto Fabbriciani, Ciro Scarponi, Fernando Grillo, Francesca Della Monica.

In quarantacinque anni di attività il GAMO ha realizzato oltre cinquecento concerti, molti dei quali con programmi che evidenziavano numerose prime esecuzioni assolute. Le attività del Gamo sono state caratterizzate fin dal principio da stagioni concertistiche dedicate al repertorio colto contemporaneo, dal progetto di una audioteca, cicli di conferenze e tavole rotonde, organizzazione di corsi di perfezionamento sulla musica colta contemporanea.

Gamo Ensemble photo - photo by Claudio MInghi
Gamo Ensemble photo – photo by Claudio Minghi

Da quindici anni vivo l’orgoglio di dirigere questa storica associazione e negli ultimi anni ho anche fondato un ensemble – stabile e in residenza in ogni stagione GAMO – che dirigo. Sì, negli ultimi anni mi sto dedicando ad una mia antica passione, quella della direzione musicale, e lo sto facendo soprattutto sul repertorio della musica colta d’oggi. Essere direttore artistico di una storica istituzione e direttore musicale del suo ensemble in residenza è ragione per me di grande responsabilità, impegno e di molto pregio.

Oltre alla mia attività didattica presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e presso la Scuola di Musica di Fiesole, a quella concertistica e a quella da direttore musicale, il mio profilo personale contempla anche quella di organizzatore culturale. Dal 1997 mi occupo di organizzazione culturale ed in particolare di gestione di stagioni concertistiche. Oggi sono direttore artistico di G.A.M.O. e come detto anche direttore musicale del suo GAMO Ensemble. Invito chi ci leggerà a visitare il sito di GAMO (www.gamo.it) dove nella sezione ensemble si possono trovare molti progetti firmati da me. Una caratteristica del GAMO Ensemble è quella della presenza nel collettivo di musicisti che compongono l’ensemble della fisarmonica (e di un fisarmonicista), quasi sempre presente nei progetti e nelle nuove produzioni che il Gamo realizza. È una scelta frutto del mio evidente amore per lo strumento e per il mio costante interesse a far crescere il repertorio cameristico per fisarmonica.

Oggi insegno a Napoli presso il prestigioso conservatorio San Pietro a Majella dove ho inaugurato la prima cattedra di fisarmonica nel 2019. Nel 2026 il conservatorio di Napoli festeggerà i suoi duecento anni dalla fondazione, un traguardo davvero impressionante e di massima autorevolezza storica.

In passato sono stato benissimo sia ad Avellino presso il conservatorio “Domenico Cimarosa” (anche qui inaugurai la prima cattedra di fisarmonica in assoluto all’interno dell’istituto e lo lasciai quando in organico le cattedre erano diventate due, unico caso in Italia), sia a Frosinone presso il conservatorio “Licinio Refice”. Due conservatori di provincia bene organizzati dove ho formato un nutrito gruppo di giovani che dopo essersi laureati sono diventati ottimi professionisti e alcuni di loro anche validi concertisti in attività.

Le differenze che si avvertono nel cambio di territorio, passando da un conservatorio all’altro in zone geografiche diverse, sono quelle naturali che si avvertono cambiando ambiente e contesto geografico. A parte la naturale diversità ambientale posso sicuramente affermare che nei due conservatori di provincia, Avellino e Frosinone, ho lavorato benissimo e per lunghi anni, lasciando lì ricordi bellissimi di esperienze didattiche e artistiche molto positive condivise con studenti, colleghi e dirigenti degli Istituti.

Festival Dissonanzon
Festival Dissonanzon, Napoli

Ora a Napoli sono in una grande città e in un prestigiosissimo e storico antico conservatorio, dove passo dopo passo e dopo la pandemia mi sto ambientando e costruendo una valente classe di nuovi fisarmonicisti. Proprio al San Pietro a Majella recentemente sono stato promotore di una iniziativa culturale importante presso la sua autorevole e importante biblioteca: ho favorito la donazione, da parte del musicologo Renzo Cresti alla prestigiosa biblioteca, di un significativo corpus di partiture dell’archivio Cresti – alcune autografe – di autori della musica del secondo ‘900. L’iniziativa è stata correlata da una interessante conferenza a cui hanno preso parte lo stesso musicologo Renzo Cresti, il direttore del conservatorio Gaetano Panariello, il direttore della biblioteca Cesare Corsi, il sottoscritto e il fisarmonicista – mio ex allievo – Pietro Paolo Antonucci, che ha suonato musiche di Franco Donatoni e Jukka Tiensuu. Dalla mia esperienza didattica nei conservatori italiani è nato il Rows Ensemble, il gruppo di cinque fisarmoniche che oggi è un gruppo stabile che realizza progetti specifici originali. Il mio impegno didattico si svolge altresì presso la Scuola di Musica di Fiesole (Comune situato su una collina di Firenze), la storica scuola fondata dal celeberrimo Piero Farulli, viola del Quartetto Italiano. Dal 2017 insegno in questa Scuola dove si può studiare fisarmonica come in un conservatorio statale e conseguire titoli di studi riconosciuti in Italia e in Europa.

Finché in famiglia reggeranno i miei ritmi di lavoro riuscirò a coniugare tutte le mie eclettiche attività musicali. La mia compagna, tra l’altro, è una pianista affermata per cui ben conosce l’impegno di questa professione. Non vorrei dimenticare di fare riferimento tra i miei piacevoli impegni anche quello rivolto alla cura immancabile che ho per mio figlio di quindici anni, studente di violoncello e liceale di uno storico liceo fiorentino. In generale non mi dispiace affatto lavorare dentro alla musica per diciotto ore al giorno, certo devo confessare che le energie profuse sono tante e la stanchezza si fa sentire, ma fare musica, vivere di musica fa superare tutto, spero.

Fra le mie più recenti esperienze segnalo la pubblicazione della prima registrazione mondiale, vale a dire la prima incisione pubblica su CD, di una storica composizione per cinque fisarmoniche di Mauricio Kagel, dal titolo Aus Zungen Stimmen. Si tratta di una composizione del 1972 del grande maestro argentino che ho registrato con il mio gruppo di cinque fisarmoniche. La produzione è stata curata dall’etichetta EMA Vinci ed è stata sostenuta della Fondazione Burghardt-Kagel di Basilea. Una pubblicazione discografica che va a colmare l’unica lacuna rimasta nell’enorme mosaico di registrazioni di tutta l’opera omnia di Mauricio Kagel al quale mancava proprio l’ultima tessera rappresentata dalla incisione di Aus Zungen Stimmen.

Francesco Gesualdi portrait with Bugari accordion - photo by Carlo Maradei
Francesco Gesualdi portrait with Bugari accordion – photo by Carlo Maradei

Con lo stesso mio quintetto abbiamo lavorato su una nuova creazione del compositore romano Patrizio Esposito, una composizione, scritta per noi e a noi dedicata, destinata all’intero organico del quintetto ed espansa dentro una creazione video che interagisce in simultaneità all’esecuzione live delle cinque fisarmoniche.

Nell’estate del 2023 ho partecipato alla prima mondiale di una nuova composizione di Georg Friedrich Haas, per cinquanta pianoforti con accordatura microtonale e grosso gruppo strumentale, commissionata dalla Fondazione Busoni-Mahler al celebre compositore austriaco tra i più conosciuti e apprezzati al mondo. Si è trattato di una grande produzione del Bolzano Festival Bozen che ha visto coinvolti i giovani straordinari musicisti della Gustav Mahler Akademie, alcuni dei celebri musicisti del Klangforum Ensemble, cinquanta pianisti provenienti da tutto il mondo e la mia unica e molto apprezzata fisarmonica inserita nel grosso ensemble orchestrale.

Tra le mie recenti incisioni segnalo quella di una composizione per flauto e fisarmonica di Luigi Manfrin con la flautista Laura Bersani. La registrazione presto sarà inserita in un CD monografico del compositore, studioso degli spettralisti, della loro estetica e dell’opera compositiva di Fausto Romitelli.

Il prossimo settembre rinnoverò la mia collaborazione con il compositore Luigi Manfrin realizzando un progetto esecutivo in prima assoluta dedicato ad alcune opere del Tintoretto, uno dei massimi esponenti della pittura veneta e dell’arte di tutto il Rinascimento, da cui il compositore ha presto spunto e ispirazione per scrivere cinque nuove composizioni, per fisarmonica sola ed elettronica, per fisarmonica-sax-pianoforte-contrabbasso ed elettronica, e per altre formazioni combinate sempre sulla base di questo organico di quattro strumenti. Il concerto con le prime assolute dei queste cinque nuove composizioni di Manfrin prevederà la proiezione simultanea all’esecuzione delle immagini relative alle opere pittoriche del Tintoretto.

Il 29 luglio tornerò ospite del Festival dell’Accademia Chigiana, uno dei più importanti al mondo, con un mio recital con un programma con musiche di Aldo Clementi, Girolamo Frescobaldi, György Ligeti, Carlo Gesualdo, Sylvano Bussotti. Di Bussotti eseguirò Puccini a caccia, poemetto per fisarmonica, percussioni e voce invisibile, una composizione di rara esecuzione e bellezza che ho già interpretato per il Festival Pucciniano di Torre del Lago.

Come direttore del mio ensemble negli ultimi tempi ho lavorato con compositori come Claudio Ambrosini, Mauro Cardi, Alessandro Solbiati, Mauro Montalbetti (di quest’ultimo ho anche eseguito recentemente per l’Ente Concerti Pesaro la prima assoluta del suo pezzo per fisarmonica scritto per me) – eseguendo alcune prime assolute – e ho diretto un programma monografico dedicato al centenario della nascita di Luigi Nono, in un concerto inserito nell’86° Festival del Maggio Musicale Fiorentino.

Prossimamente tornerò a suonare in concerto il mio programma per fisarmonica ed elettronica nato nel centro ZKM di Karlsruhe ormai nel lontano 2014 e inciso per un’altra produzione discografica EMA Vinci, che vanta di una significativa fortuna critica ed esecutiva. Altri progetti, sia come direttore del mio ensemble, sia come organizzatore culturale, sia come fisarmonicista, sono in fase di sviluppo e realizzazione tra fine 2024 e tutto il 2025.