Walter Di Girolamo La Fisarmonica, una passione di famiglia diventata professione
March 14th 2025
Adele Pirozzolo

Questa intervista è stata curata da Adele Pirozzolo
Walter Di Girolamo ha scoperto la fisarmonica grazie al padre, rimanendo incantato da quel mantice che si apriva e chiudeva con un suono capace di evocare emozioni contrastanti. Da quel momento, lo studio dello strumento è diventato parte integrante della sua vita: dagli inizi con le lezioni private fino al diploma al Conservatorio di Roma, passando per esperienze all’estero e collaborazioni con artigiani esperti nella manutenzione. Oggi, da docente al Conservatorio di Potenza, condivide questa passione con i suoi studenti, trasmettendo loro non solo le competenze tecniche, ma anche l’amore per uno strumento ancora poco conosciuto in ambito accademico.
1. Hai scelto la fisarmonica in un’epoca in cui non era ancora considerata uno strumento “accademico” al pari di altri. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta e come hai vissuto i primi anni di studio?
Ho scelto di suonare questo strumento perché in casa c’era mio padre che suonava la fisarmonica ad orecchio e io ne sono rimasto affascinato sin da piccolo, vedendo l’apertura e la chiusura del mantice. A quei tempi non era considerato uno strumento accademico ma, essendo solo un ragazzino di undici anni che si sentiva trasportato dal timbro malinconico e allo stesso tempo allegro, non mi sono posto il problema.
2. Come hanno influito nel tuo percorso i docenti che ti hanno seguito? Hai studiato con Massimiliano Pitocco, poi con Claudio Jacomucci, raccontaci un po’ di più della tua carriera da studente. C’è stato un momento nella tua formazione in cui hai capito che la fisarmonica sarebbe diventata la tua carriera?
Ho iniziato lo studio della fisarmonica con lezioni private. In seguito, ormai ventenne, ho proseguito presso l’Accademia Musicale Pescarese con il M° Claudio Calista, continuando presso il Conservatorio “S. Cecilia” in Roma con il M° Massimiliano Pitocco, con il quale mi sono poi diplomato. Ho frequentato il corso di alto perfezionamento della durata di tre anni, intraprendendo lo studio di nuove tecniche e nuovi linguaggi musicali con il M° Claudio Jacomucci, uno dei più grandi fenomeni nella realtà musicale della fisarmonica Bayan presso l’Istituto Pareggiato di Rimini. Nello percorso musicale accademico mi sono perfezionato con i maestri Vyacheslav Semyonov, Matti Rantanen, Friedrich Lips, Yuri Shishkin, Geir Draugsvoll, Max Bonnay e Mogens Ellegaard. Avendo studiato con i più grandi maestri di fisarmonica al mondo e ricevendo i loro apprezzamenti, ho capito da subito che sarebbe diventata la mia professione.
3. Sei stato membro del “Trio Solotarev”, una formazione cameristica assolutamente inedita per i tempi (2002), un trio di fisarmoniche classiche. Lo scopo di questo organico è stato quello di proporre nel panorama concertistico classico-contemporaneo un prodotto musicale del tutto sconosciuto, ma dal contenuto innovativo ed originale. Com’è nato il progetto e che tipo di impatto ha avuto per la diffusione dello strumento?
Il progetto del “Trio Solotarev” è nato con la collaborazione del Maestri Dario Flammini e Germano Scurti, entrambi membri della formazione. Attraverso i concerti del trio e la collaborazione con compositori che hanno scritto opere inedite ad esso dedicate, ha permesso di aprire le cattedre di fisarmonica presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma e “A. Casella” dell’Aquila. Da questa collaborazione è nata l’incisione di un CD, Vertige, con l’etichetta Stradivarius.

4. Il progetto del “Trio Solotarev” è nato con la collaborazione del Maestri Dario Flammini e Germano Scurti, entrambi membri della formazione. Attraverso i concerti del trio e la collaborazione con compositori che hanno scritto opere inedite ad esso dedicate, ha permesso di aprire le cattedre di fisarmonica presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma e “A. Casella” dell’Aquila. Da questa collaborazione è nata l’incisione di un CD, Vertige, con l’etichetta Stradivarius.
Lavorare con attori e registi famosi, portando in scena grandi opere nei teatri più importanti d’Italia come “La Pergola” a Firenze, il “Duse” a Bologna, il “Quirino” a Roma, il “Massimo” a Palermo, etc., mi ha fatto crescere da un punto di vista soprattutto professionale. La musica in teatro ha il compito di esaltare i sentimenti e le emozioni provate dai personaggi, ma può anche porsi in contrasto rispetto alla scena stessa.
5. Hai collaborato a stretto contatto con compositori come Pietro Lazzazzara, per la scrittura del suo “Vals à Galliano”, dedicato appunto al grande Richard Galliano. Come si è sviluppata la collaborazione?
La collaborazione con Pietro Lazzazzara è nata durante un concerto presso la località Laterza, in provincia di Taranto (Puglia), che ho tenuto insieme a mio fratello Gionni Di Girolamo in formazione duo Jupiter (fisarmonica), in cui è rimasto colpito dalla mia esecuzione dei brani sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista espressivo. In seguito mi contattò per dirmi che stava lavorando per un progetto discografico e mi propose di incidere la sua composizione “Vals a Galliano”, dandomi la piena libertà di interpretarla.
6. Walter, puoi raccontarci qualcosa sul modello di fisarmonica che utilizzi? Quali caratteristiche lo rendono unico rispetto ad altri strumenti?
Lo strumento che utilizzo è il Bayan russo Jupiter. La caratteristica più importante è che le voci sono in piastra completamente fatto a mano dai migliori vociaioli russi che danno un timbro unico e speciale che lo differenziano dagli altri strumenti.
7. Per un periodo, hai lavorato al fianco del grande accordatore Philippe Imbert. acquisendo delle competenze tecniche relative alla manutenzione del tuo strumento. Oggi ogni fisarmonicista professionista forse dovrebbe essere in grado di saper gestire almeno i piccoli problemi di accordatura e manutenzione delle pelli, anche se purtroppo non è sempre così.
Il 2006 è stato un anno di svolta per la mia vita, sia privata che professionale, in quanto sono stato accanto ad un grande accordatore di fisarmonica: Philippe Imbert.
Tutto accadde durante un viaggio in Roanne, paese a sud della Francia, di Philippe Imbert, mentre stavo accordando il mio strumento: la Jupiter. Philippe Imbert notò subito che riuscivo a smontare la parte meccanica dello strumento con una facilità tale da rimanere impressionato da questa mia abilità. Questo episodio fece crescere in lui tanta ammirazione da offrirmi un viaggio a Mosca di circa due settimane nella ditta della Jupiter gestita dal direttore Mikhail Platanov, proprio per farmi apprendere al meglio come riparare la meccanica dello strumento.
La sua intenzione fu proprio quella di collaborare insieme, lui occupandosi delle voci e io della meccanica. Lì rimasi meravigliato perché, diversamente da Castelfidardo, dove il reparto della meccanica è caratterizzato da macchinari, nella Jupiter è tutto fatto in modo artigianale, dalla meccanica destra alla meccanica sinistra, dalla cassa in legno alle voci, ai somieri. Platanov mi fece conoscere il direttore Evgenij Gusarov, maestro di accordatura, uno dei migliori studenti di Vachekanov. E non solo, durante questo viaggio ho avuto la possibilità di incontrare anche il grande maestro Alexey Gavrilin, uno dei più grandi vociaioli russi. Adesso che purtroppo non è più qui con noi, voglio ricordarlo con tanto piacere. Era una persona minuta, di bassa statura, ma grande per il suo valore. Faceva le ance, costruiva le piastre.
Una scena che mi è rimasta impressa, e che rappresenta bene il suo modo di essere, è quella in cui lo vidi seduto davanti a un piccolo televisore, intento a guardare i cartoni animati.
Voglio ricordarlo così: una persona meravigliosa, di talento e molto generosa. Mi è stato molto di aiuto, spiegandomi tutto ciò che riguarda la manutenzione delle ance, come pulirle, e addirittura come costruire un’ancia da zero.
È stato un viaggio indelebile, che porterò sempre nel cuore, perché mi ha lasciato un bagaglio prezioso di esperienze, non solo di vita, ma anche di competenze pratiche legate alla manutenzione dello strumento.
Un altro artigiano della Jupiter mi spiegò nel dettaglio la manutenzione della meccanica, mostrandomi come sostituire i tamponi, raddrizzare la meccanica e cambiare i feltri nel portabassi. Dunque, ritengo che sia fondamentale, se non essenziale, per ogni musicista e, in particolare, ogni fisarmonicista, saper gestire in maniera autonoma i piccoli problemi ricorrenti di accordatura, voci, pelli e di gestione della meccanica della fisarmonica.
8. La fisarmonica ha un repertorio vasto ma ancora in evoluzione. Quali sono i brani che consideri essenziali per il tuo strumento e che consigli ai tuoi studenti?
Lavorando in conservatorio come docente di fisarmonica, seguo innanzitutto le direttive del programma ministeriale, rispettando gli obiettivi formativi stabiliti. Nella scelta del repertorio, mi impegno a proporre brani di compositori provenienti da tradizioni musicali diverse, includendo autori russi, compositori del Nord Europa e, naturalmente, compositori italiani, per valorizzare le radici culturali e artistiche del nostro paese. In questo modo, offro agli studenti un percorso di studio vario e stimolante, che abbraccia epoche e stili differenti.
9. Docente di Fisarmonica al Conservatorio di Potenza, la didattica occupa un ruolo centrale nella tua attività. Come personalizzi il tuo approccio per adattarlo alle esigenze di ciascuno studente? So anche che arrangi spesso dei brani per il “Trio Spectrum” formato da tre tuoi studenti. Raccontaci di più!
Come diceva il grande filosofo Jean-Jacques Rousseau “Per insegnare il latino a Giovannino non basta conoscere il latino, bisogna soprattutto conoscere Giovannino”. Per questo motivo cerco di capire a fondo le potenzialità di ciascun allievo, tirando fuori la loro creatività e musicalità senza tralasciare i punti deboli, ma cercando di rafforzarli. Nel piano di studi del Conservatorio di Potenza sono presenti diversi esami di “Ensemble” di fisarmonica, da lì è nato il “Trio Spectrum” formato da tre miei allievi: Gabriele Caivano, Alfredo Barberio e Nicolas Lepore. Si tratta di tre ragazzi talentuosi che in poco tempo, circa due anni, hanno vinto prestigiosi concorsi nazionali e internazionali con un repertorio che spazia dal contemporaneo al tango e alle colonne sonore di film importanti, di cui ho arrangiato diverse composizioni.
10. Quali strategie adotteresti per strutturare il percorso di formazione musicale, dalle scuole primarie fino al conservatorio, al fine di garantire un apprendimento efficace e graduale dello strumento, integrando teoria e pratica in modo equilibrato?
Per quanto riguarda l’insegnamento della musica ritengo che ci sia un anello mancante sia nella scuola dell’infanzia che nella scuola primaria dove è assente la figura di un docente esperto. Un altro punto critico è la mancanza di collaborazione tra i docenti di indirizzo musicale dei vari gradi di istruzione. Sicuramente è necessaria una programmazione accurata che tenga conto della voce, del corpo e dello strumento che sono tre elementi imprescindibili nell’apprendimento della musica in tenera età. Bisognerebbe fare in modo che i bambini apprendano sempre di più facendo pratica attraverso lezioni concerto, saggi musicali e il confronto con allievi di scuole di ordine e grado superiore e soprattutto studiando uno strumento musicale.
11. Quale messaggio vorresti lasciare ai giovani che si avvicinano oggi allo studio della fisarmonica e alla musica in generale?
Mi piacerebbe che i giovani si avvicinassero con passione e dedizione allo studio di uno strumento musicale, perché la musica ha il potere di ispirarci, commuoverci e darci la possibilità di esprimere le nostre emozioni più profonde. È una presenza preziosa e compagna inseparabile per la vita.